Un nuovo percorso da Porto Corsini, Marina di Ravenna, Punta Marina, Lido Adriano e Porto Fuori per la Stagione 2024-2025
Da diversi anni Ravenna Teatro offre ai residenti delle Circoscrizioni Nord e Sud del Comune di Ravenna e dei Comuni di Alfonsine e Voltana, l’opportunità di assistere agli spettacoli de La Stagione dei Teatri usufruendo di un servizio di trasporto gratuito.
Dal risvolto sia pratico che sociale, il servizio vuole coinvolgere una fascia di età eterogenea con un particolare pensiero agli studenti. Ogni viaggio sarà occasione di incontro tra cittadini accomunati dalla passione per il teatro, che saranno accompagnati da una presentazione dello spettacolo.
Per la prima volta quest’anno il servizio comprende anche Porto Corsini, Marina di Ravenna, Punta Marina, Lido Adriano e Porto Fuori.
L’abbonamento conta 8 appuntamenti:
Geppi Cucciari Perfetta, Marco Martinelli, Marco Cacciola Lettere a Bernini, Gianni Fantoni Fantozzi. Una tragedia, Andrea Pennacchi, Marco Baliani Arlecchino?, VicoQuartoMazzini La ferocia, Elio De Capitani Moby Dick alla prova, Teatro Sotterraneo L’angelo della storia, Renato Carpentieri Sarabanda.
Gli spettacoli iniziano alle ore 21:00. Orari e fermate sono da concordare in base alle adesioni. Il costo dell’abbonamento è di 146 € (per gli under26 50 €).
Di seguito le date e i percorsi:
LINEA CIRCOSCRIZIONI NORD, ALFONSINE E VOLTANA
LINEA LIDI E PORTO FUORI
Marco Martinelli, Marco Cacciola
Lettere a Bernini
Linea circoscrizioni nord, Alfonsine e Voltana giovedì 5 dicembre
Linea Lidi e Porto Fuori martedì 10 dicembre
Gianni Fantoni
Fantozzi. Una tragedia
giovedì 23 gennaio
Andrea Pennacchi, Marco Baliani
Arlecchino?
giovedì 6 febbraio
VicoQuartoMazzini
La ferocia
giovedì 13 marzo
Elio De Capitani
Moby Dick alla prova
giovedì 20 marzo
Teatro Sotterraneo
L’angelo della storia
giovedì 3 aprile
Geppi Cucciari
Perfetta
sabato 12 aprile
Renato Carpentieri
Sarabanda
martedì 15 aprile
LINEA CIRCOSCRIZIONI SUD E VILLANOVA DI RAVENNA
Geppi Cucciari
Perfetta
venerdì 22 novembre
Marco Martinelli, Marco Cacciola
Lettere a Bernini
venerdì 6 dicembre
Gianni Fantoni
Fantozzi. Una tragedia
venerdì 24 gennaio
Andrea Pennacchi, Marco Baliani
Arlecchino?
venerdì 7 febbraio
VicoQuartoMazzini
La ferocia
venerdì 14 marzo
Elio De Capitani
Moby Dick alla prova
venerdì 21 marzo
Teatro Sotterraneo
L’angelo della storia
venerdì 4 aprile
Renato Carpentieri
Sarabanda
mercoledì 16 aprile

Informazioni e prenotazioni Ravenna Teatro tel. 0544 36239 e info@ravennateatro.com
In occasione di Alessandro. Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande, in scena per La Stagione dei Teatri 2023/2024 sabato 18 novembre alle ore 21:00, Federica Ferruzzi ha intervistato Salvatore Tramacere, direttore di Teatro Koreja e curatore del progetto.

È un omaggio all’uomo, all’amico, ancor prima che allo scrittore e all’intellettuale, quello che Teatro Koreja rivolge alla memoria di Alessandro Leogrande, scomparso prematuramente nel novembre del 2017 a causa di un malore improvviso.
Del resto, come ha fatto notare a più riprese un altro grande scrittore, Nicola Lagioia, e come ha ricordato Salvatore Tramacere, direttore di Teatro Koreja, nel corso di un’intervista che annuncia l’arrivo dello spettacolo al Teatro Rasi di Ravenna sabato 18 novembre (ore 21.00), “le persone ricordano non tanto i titoli dei suoi libri, ma lo spessore di un uomo che ha fatto, del sincero interesse per gli altri, una ragione di vita. Tempo fa, durante una conversazione, Lagioia mi faceva notare come, incredibilmente, più passavano gli anni, più cresceva l’interesse nei confronti di Alessandro. Ed effettivamente questo è un trattamento riservato a pochi, tra cui Pasolini, che è stato un profeta. Certo, si tratta di carature differenti, ma entrambi sono stati lungimiranti precursori del proprio tempo e di loro, prima dei libri che hanno scritto, si ricorda la persona”.
Tramacere, come è avvenuto l’incontro tra Leogrande e Teatro Koreja?
“Alessandro era di Taranto, gravitava nell’orbita di Goffredo Fofi, ne era il vicedirettore in quanto aveva assunto la responsabilità di portare avanti la rivista Lo Straniero. Quasi naturalmente ci ritrovammo in situazioni che ci vedevano insieme, ma il motivo principale era il comune interesse nei confronti dell’Albania. Alessandro, da tempo, aveva cominciato a seguire questa realtà: si appassionò, ad esempio, al lungo processo legato alla nave Katër i Radës che il 28 marzo del 1997, giorno del Venerdì Santo, fu speronata nel Canale di Otranto da una corvetta della Marina militare italiana. Parallelamente noi lavoravamo con l’Albania, con cui avevamo una relazione da almeno 25 anni. Entrambi avevamo capito che i nostri fratelli si trovavano al di là del mare e che servivano nuove modalità di incontro. Ognuno lo faceva a suo modo, lui scrivendo, noi con il teatro. Ci siamo così ritrovati a percorrere le stesse strade: abbiamo incontrato scrittori, gente di teatro, di cinema. Alessandro aveva l’idea di un Sud che andava riscattato, ma questo riscatto non doveva passare necessariamente da una lotta culturale italiana: per lui esisteva un campo più esteso, quello dell’area Mediterranea. Il sud non è una questione di geografia, ma è un qualcosa che si ha dentro e che si può ritrovare a qualsiasi latitudine”.
Cosa manca, oggi, a distanza di sei anni, di questo grande intellettuale?
“Manca la capacità di ascoltare, l’abilità, incredibile, di vedere l’altro senza giudizio, di giustificarlo anche nell’errore, una dote di pochi. Alessandro aveva la capacità di analizzare le situazioni solo dopo averle scandagliate per bene: non prendeva mai posizione per partito preso, o per principio, ma era sinceramente interessato all’altro, e questo non solo perchè era buono, ma perché voleva davvero capire perché accadevano le cose. Alessandro aveva una maniera diversa di approcciarsi alle questioni: prima di tutto le studiava, ed era capace di rivedere la propria posizione. Era una persona estremamente curiosa e scriveva di tutto, anche di calcio. Era consapevole che di ogni argomento si potesse trovare una lettura a più livelli. Era uno strano intellettuale, anche se non so se avesse piacere di essere definito così. A noi manca il suo pensiero critico, la sua attenzione. Mi capita spesso di pensare a cosa avrebbe detto Alessandro di fronte ad un determinato avvenimento, come lo avrebbe commentato, quale sarebbe stato il suo approccio. Manca la sua capacità relazionale, il suo sapersi mettere nei panni dell’altro, il suo interesse sincero, la volontà di capire realmente chi ci sta intorno”.
Come avete organizzato lo spettacolo?
“Lo spettacolo racconta la complessità di quest’uomo attraverso le sue parole e i suoi ricordi anche grazie all’aiuto di sua madre, che ci ha donato materiali straordinari per poterlo raccontare. Si tratta di un lavoro dove, oltre alla narrazione delle tante situazioni di cui si è interessato, dall’immigrazione al caporalato, abbiamo inserito il canto. In scena, però, ci sono quattro attrici che non sono propriamente cantanti, in quanto abbiamo inteso il suono a servizio della parola raccontata. Ci è sembrata la chiave per descrivere Alessandro in maniera più diretta: l’obiettivo non era quello di creare un ricordo – ci sono già ritratti bellissimi, come quelli tracciati da Nicola Lagioia – ma trovare una forma che lo potesse raccontare”.
La figura di Leogrande era nelle corde di Teatro Koreja, da sempre testimone di un teatro di inclusione e di integrazione: qual è il cuore della vostra attività?
“Le corde si allungano, si spezzano, si attaccano: per noi è da sempre fondamentale il lavoro sul suono, sul canto, sul cercare di trovare e di trasmettere emozione anche tramite questi strumenti. Fin dall’inizio ci siamo caratterizzati per questo approccio al teatro e continuiamo a portarlo avanti perchè lo riteniamo un modo che ancora riesce a parlare all’oggi”.