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Antonio e Cleopatra, “una favola che però è più vera del vero”

LA STAGIONE DEI TEATRI 2023-2024

In occasione di Antonio e Cleopatra, in scena  per La Stagione dei Teatri 2023/2024 da giovedì 25 a sabato 27 gennaio alle 21:00 e domenica 28 alle 15:30 al Teatro Alighieri, Federica Ferruzzi ha intervistato Valter Malosti, attore e direttore di ERT / Teatro Nazionale.

Dopo il debutto a Modena, e dopo gli spettacoli a Bologna, Valter Malosti porta il teatro di Shakespeare a Ravenna: una versione sfoltita del 50%, rispetto al testo originale, che promette di portare tutta l’essenza di Shakespeare al grande pubblico.


Malosti, come diceva Calvino, “Un classico è un testo che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”: cosa ci dicono, oggi, Antonio e Cleopatra? Cosa fa dire, a loro, la sua regia?

“Antonio e Cleopatra è un classico, ma è sconosciuto: in genere il pubblico ha nella mente la figura di Cleopatra, chi è pratico di storia romana conosce il periodo legato a Marco Antonio, a Cesare, ma nell’immaginario collettivo esiste solo la figura della protagonista (qui interpretata da Anna Della Rosa, ndr). Il testo è complesso e Shakespeare, per scriverlo, prende spunto da due libri: La vita di Antonio, scritta da Plutarco, ne Le vite parallele, e Iside e Osiride. Emerge quindi una sorta di figura mitologica che, come sottolinea Enobarbo, un personaggio praticamente sconosciuto in Italia, ‘anche i santi e i sacerdoti benedicono quando pecca di lussuria’. Cleopatra mette insieme sacro e profano e l’eros è l’elemento principe di tutto il testo: per il pubblico si tratta di una estrema storia d’amore, pazza e libera. Come dice Nadia Fusini, per Antonio l’incontro con Cleopatra rappresenta una sorta di scoperta di sé, perché attraverso lei diventa se stesso”.

Il pubblico come lo ha accolto?

“Si tratta di un testo apparentemente molto popolare: in queste prime uscite tra Modena e Bologna abbiamo registrato un largo riscontro, è piaciuto a tutte e a tutti. È un testo molto diretto, popolare, ma al suo interno ci sono tante correnti sotterranee”.

Lei stesso è in scena nei panni di Antonio: qual è il contributo che dà a questo personaggio?

“La figura principale è indubbiamente quella di Cleopatra e solitamente gli attori italiani sono i primi a non voler vestire i panni di Antonio, in quanto è ritenuto un personaggio ‘tinca’ perché, così come il pesce, non sa di molto. Invece io lo ritengo un buffone tragico, una figura che permette di rendere estremo il pensiero. L’aspetto metateatrale, nel testo, è molto evidente, al punto che Antonio e Cleopatra sembrano due attori di Bernard, che si rinfacciano le cose in scena. Shakespeare era avanti anni luce: per lui la relazione con il pubblico è diretta, racconta una favola che però è più vera del vero. La cosa buffa che ho scoperto è che, avendo lavorato molto su Sogno di una notte di mezza estate, ho trovato parecchie parti in comune. Quando Antonio si dispera, ad esempio, sembra quasi Bottom, nonostante in lui viva anche una parte di Oberon”.

Antonio e Cleopatra è un’opera è molto partecipata: come è riuscito a operare questa riduzione?

“È stato un adattamento hard, ho tagliato quasi il 50% del testo, non sarebbe stato possibile fare altrimenti, lo spettacolo sarebbe durato 5 ore. Ritengo abbia fatto bene, al testo, essere sfoltito. Una cosa che ho evitato è stata quella di creare dei doppi: ogni attore fa un solo ruolo, un aspetto che sicuramente rende più difficile l’adattamento. Ne emerge un’opera scabra, quasi scultorea, che semplifica ma non lede le caratteristiche del testo”.

Tecnicamente l’opera di Shakespeare è una tragedia, ma pare che qui i registri si incrocino con grande facilità…

“Assolutamente: Shakespeare scrive in totale libertà, a lui non interessa rientrare in un genere, il tutto sta insieme e si tiene miracolosamente. Non c’è, per forza, un significato esposto, è l’insieme delle cose a darci la somma del tutto”.

CAMPAGNA ABBONAMENTI “La Stagione dei Teatri 2023-2024”

Si apre, a partire da venerdì 21 luglio, la campagna abbonamenti de La Stagione dei Teatri 23/24 organizzata da Ravenna Teatro – centro di produzione teatrale riconosciuto dal Ministero della Cultura quale primo centro in Italia per qualità artistica – insieme al Comune di Ravenna.
Come di consueto, saranno i due teatri della città, Rasi e Alighieri, ad accogliere La Stagione tra novembre e aprile.
La formula prevede sei titoli fissi e due a scelta, per un totale di diciassette appuntamenti.
Un cartellone che offre classici rivisitati da maestri della scena e spettacoli ispirati a testi che nascono da generi letterari diversi; brani che aprono a profonde riflessioni sull’oggi e che pongono interrogativi mai risolti.

Da venerdì 21 luglio sarà possibile sottoscrivere l’abbonamento alla stagione teatrale creando un proprio percorso di partecipazione: chi lo farà entro il 5 agosto potrà inoltre usufruire di tariffe scontate e posti migliori per gli spettacoli a scelta.

I sei spettacoli fissi, programmati al Teatro Alighieri, sono: Uomo e galantuomo, primo testo in tre atti di Eduardo De Filippo, scritto a soli ventidue anni, interpretato da Geppy Gleijeses, allievo del Maestro e da lui autorizzato a portare in scena le sue opere; Kohlhaas, in cui Marco Baliani racconta la storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, alimenta una spirale di violenze sempre più incontrollabili in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena; Trappola per topi, un classico della letteratura teatrale, scritto dalla regina del giallo per antonomasia, Agata Christie, viene portato in scena attraverso una rilettura di cui è protagonista l’attore Ettore Bassi; Anna Della Rosa e Valter Malosti vestiranno invece i panni dei due straripanti protagonisti della grande tragedia scritta da William Shakespeare tra il 1607 e il 1608, Antonio e Cleopatra. Nata dalla penna, insieme forte e delicata, di Viola Ardone, Oliva Denaro è la protagonista che dà il nome al libro da cui nasce lo spettacolo e che vede sul palco Ambra Angiolini; La Locandiera, di Antonio Latella con Sonia Bergamasco, porrà infine l’accento sulla straordinaria attualità del primo testo italiano in cui è protagonista una donna.

Nella rosa dei titoli che compongono gli spettacoli a scelta, compaiono invece Alessandro. Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande, omaggio del Teatro Koreja allo scrittore e giornalista tarantino impegnato nella difesa dei diritti dei migranti e nelle battaglie in favore degli ultimi della Terra; la trilogia del Teatro delle Albe che rende omaggio ai maestri di Marco Martinelli e Ermanna Montanari: Pasolinacci e Pasolini, quattro movimenti di ascolto; A te come te. Scritti giornalistici di Giovanni Testori e 5 fotogrammi per Bernardo Bertolucci. La buca è invece il titolo del nuovo spettacolo di Nerval Teatro – realtà orientata a indagare il ruolo sociale e relazionale dell’arte – ispirato all’opera di Samuel Beckett, mentre Étoile è frutto dell’incontro tra una drammaturga in grado di abbandonare le parole e agire sui gesti (Rita Frongia), e un attore capace nel mettere in campo la sua storia e il suo sapere tecnico attraverso il corpo (Stefano Vercelli).Terzo Reich di Romeo Castellucci / Societas  è un’installazione audiovisiva basata sulla rappresentazione spettrale di tutti i nomi. I sostantivi del vocabolario italiano vengono proiettati a uno a uno con una velocità commisurata alla capacità retinica di trattenere una parola che appare nel baleno di un ventesimo di secondo. La Faglia è il racconto dell’ostinazione di due uomini deputati a tappare i buchi di un mondo in declino nato dalla penna dell’autrice francese Adèle Gascuel che, con ironia, ripercorre la logica di pensiero dell’Occidente moderno. In 7 contro Tebe la tragedia di Eschilo viene rivisitata da I sacchi di sabbia in chiave comica miscelando alto e basso senza soluzione di continuità. Marco Baliani torna come protagonista di Una notte sbagliata, titolo che pone una profonda riflessione sull’abuso di potere anche in rapporto alla vicenda legata a Stefano Cucchi, mentre in Barabba la regista Teresa Ludovico porta alla ribalta un testo inedito del 2010 di Antonio Tarantino, che spaziano dal sacro al profano. Divertenti e terribili, anarchici e surreali, Flavia Mastrella e Antonio Rezza giocheranno alla vita come in un ideogramma nello spettacolo 7-14-21-28, “in cui volumi triangolari diretti verso l’alto coesistono con linee orizzontali, ma in verticale si muove solo l’uomo”. Il figlio della tempesta. Musiche, parole e immagini dalla Fortezza è la nuova edizione del concerto-spettacolo diretto da Armando Punzo e dedicato alla Compagnia di detenuti-attori, fondata dal regista napoletano nel 1988 all’interno del carcere di Volterra. In Balasso fa Ruzante Natalino Balasso propone una comicità vitale, ma allo stesso tempo amara, pervasa da un dirompente realismo espressivo. Un mondo di villani dove la peste va e viene e dove il tragico e il comico si fondono in maniera inscindibile. Con Sole e Baleno  il racconto si ispira, in modo libero, ad una storia realmente accaduta in Italia negli anni Novanta del ‘900, quella di due giovani uniti da un amore assoluto – e dal loro idealismo – che si scontrano con una società che prima reprime e uccide, poi riflette. L’artista sonora e musicista Agnese Banti sarà protagonista di Speaking Cables, dispositivo coreografico per voce, cavi e altoparlanti con cui porterà in scena la propria voce per scucire e ricucire lo spazio attraverso il suono spazializzato che si svela sulla scena. In Le vacanze Alessandro Berti racconta invece di un mondo appena futuro, in cui due adolescenti, dopo l’esame di maturità, si interrogano sui cambiamenti climatici. Con Diario di Pinocchio 20202065 Roberto Corradino propone infine un’iniziazione collettiva di cui il pubblico diventa inconsapevole protagonista e testimone. Una cerimonia genealogica che prova a raccontare la biografia culturale, il modello identitario, la storia personale della nostra nazione sullo sfondo della Grande Storia.

La Stagione è completata da un prologo composto da quattro appuntamenti che si susseguiranno nel mese di ottobre e da due eventi speciali: questi sei eventi sono tutti esclusi dall’abbonamento.

Anche quest’anno Ravenna Teatro torna ad offrire ai residenti delle Circoscrizioni Nord e Sud del comune di Ravenna e ai residenti di quelli di Alfonsine l’opportunità di recarsi a teatro usufruendo di un servizio di trasporto gratuito. Abbonamento più navetta 146 euro / under 26 50 euro.

Grande attenzione continua infine ad essere riservata anche a chi ha meno di 26 anni, che potrà usufruire di abbonamenti a prezzi popolari.

 

INFORMAZIONI E CONTATTI

Ravenna Teatro | Centro di Produzione Teatrale
via di Roma 39 Ravenna
Uffici aperti al pubblico da lunedì a venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00
tel. 0544 36239,
info@ravennateatro.com
biglietteria@ravennateatro.com

La rassegna è organizzata con il supporto del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Coop Alleanza 3.0, Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna, Assicoop Unipol Sai, Cna, Reclam, Bcc Ravennate, Forlivese e Imolese.

Media Partner: Il Resto del Carlino, Corriere Romagna, Ravenna Notizie, Setteserequi, Ravenna Web Tv, Pubblisole, Ravenna24ore, Ravenna e Dintorni.

TITOLI FISSI

giovedì 2, venerdì 3, sabato 4 novembre ore 21:00
domenica 5 novembre ore 15:30 Teatro Alighieri
Geppy Gleijeses, Lorenzo Gleijeses, Ernesto Mahieux

UOMO E GALANTUOMO

di Eduardo De Filippo

di Eduardo De Filippo • con Geppy Gleijeses, Lorenzo Gleijeses, Ernesto Mahieux, Antonella Cioli, Ciro Capano, Gino Curcione, Roberta Lucca, Gregorio Maria De Paola, Irene Grasso, Salvatore Felaco • regia Armando Pugliese • produzione Gitiesse produzione Artisti Riuniti, Teatro Nazionale della Toscana

giovedì 23, venerdì 24, sabato 25 novembre ore 21:00
domenica 26 novembre ore 15:30 Teatro Alighieri
Marco Baliani

Kohlhaas

di Marco Baliani e Remo Rostagno

di Marco Baliani e Remo Rostagno tratto dall’opera “Michael Kohlhaas” di Heinrich von Kleist • attore narrante Marco Baliani • regia Maria Maglietta • produzione Trickster Teatro / Casa degli Alfieri

giovedì 11, venerdì 12, sabato 13 gennaio ore 21:00
domenica 14 gennaio ore 15:30 Teatro Alighieri
Ettore Bassi

Trappola per topi

di Agatha Christie

di Agatha Christie • traduzione e adattamento Edoardo Erba • con Ettore Bassi, Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano Annoni, Maria Lauria, Marco Casazza, Tommaso Cardarelli, Raffaella Anzalone • regia Giorgio Gallione • produzione La Pirandelliana Srl

giovedì 25, venerdì 26, sabato 27 gennaio ore 21:00
domenica 28 gennaio ore 15:30 Teatro Alighieri
Anna Della Rosa, Valter Malosti

Antonio e Cleopatra

di William Shakespeare

di William Shakespeare • con Anna Della Rosa, Valter Malosti e cast in via di definizione • regia Valter Malosti • produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino -Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura

giovedì 22, venerdì 23, sabato 24 febbraio ore 21:00
domenica 25 febbraio ore 15:30 Teatro Alighieri
Ambra Angiolini

Oliva Denaro

all’omonimo romanzo di Viola Ardone

dall’omonimo romanzo di Viola Ardone • con Ambra Angiolini • drammaturgia e regia Giorgio Gallione • produzione Agidi, Goldenart Production

giovedì 7, venerdì 8, sabato 9 marzo ore 21:00
domenica 10 marzo ore 15:30 Teatro Alighieri
Sonia Bergamasco

La Locandiera

di Carlo Goldoni

di Carlo Goldoni • regia Antonio Latella • con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa • dramaturg Linda Dalisi • scene Annelisa Zaccheria • produzione Teatro Stabile dell’Umbria

TITOLI A SCELTA

sabato 18 novembre ore 21:00 Teatro Rasi
Teatro Koreja

Alessandro. Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande

di Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno • con Fabrizio Saccomanno, Barbara Petti, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Andjelka Vulic • regia Fabrizio Saccomanno • cura del progetto e consulenza artistica Salvatore Tramacere • coproduzione Teatro Koreja, Ura Teatro

martedì 28 novembre ore 21:00 Teatro Rasi
Marco Martinelli, Ermanna Montanari \ Teatro delle Albe

Pasolinacci e Pasolini. Quattro Movimenti di ascolto

di e con Marco Martinelli e Ermanna Montanari • musica dal vivo Daniele Roccato • regia del suono Marco Olivieri • produzione Teatro delle Albe / Ravenna Teatro

giovedì 30 novembre ore 21:00 Teatro Rasi
Marco Martinelli, Ermanna Montanari \ Teatro delle Albe

A te come te. Scritti giornalistici di Giovanni Testori

ideazione e regia Ermanna Montanari e Marco Martinelli • voce Ermanna Montanari • canto Serena Abrami • regia del suono Marco Olivieri • produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Teatro de Gli Incamminati

sabato 2 dicembre ore 21:00, domenica 3 dicembre ore 15:30 Teatro Rasi
Marco Martinelli, Ermanna Montanari \ Teatro delle Albe

5 fotogrammi per Bernardo Bertolucci

di Ermanna Montanari e Marco Martinelli • con Ermanna Montanari • sound design Marco Olivieri • produzione “La Milanesiana” ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi

martedì 5, mercoledì 6, giovedì 7 dicembre ore 21:00 Teatro Rasi
Nerval Teatro

La buca

di Maurizio Lupinelli e Elisa Pol • con Carlo De Leonardo • regia Maurizio Lupinelli • costumi Elisa Pol • audio descrizioni poetiche Giuseppe Comuniello e Camilla Guarino • produzione Nerval Teatro con il sostegno di MIC Ministero della Cultura (bando Accessibilità)

giovedì 7 dicembre ore 20:00 Teatro Rasi
Drama Teatro

Étoile

con Stefano Vercelli • creazione Vercelli / Frongia • drammaturgia Rita Frongia • disegno luci Luca Serrani • assistenza tecnica Daniele Ferri • produzione Artisti Drama con la collaborazione di Fondazione Armunia

venerdì 15 dicembre ore 21:00, sabato 16 dicembre ore 17:00 e ore 19:00  Teatro Rasi
Romeo Castellucci / Societas

Terzo Reich

di Romeo Castellucci • suoni Scott Gibbons • coreografia e interpretazione Gloria Dorliguzzo

giovedì 1, venerdì 2, sabato 3 febbraio ore 21.00 Teatro Rasi
Simone Amendola, Valerio Malorni

La Faglia

di Adèle Gascuel • con Daniele Amendola, Valerio Malorni • regia Simone Amendola • traduzione Adele Palmeri Borghese • in video Caterina Marino • scenografia Santo Alessandro Badolato • produzione Blue Desk, Infinito srl  con il sostegno di Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt)

sabato 17 febbraio ore 21:00 Teatro Rasi
I sacchi di sabbia / Massimiliano Civica

7 contro Tebe

con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano • produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi in co-produzione con I Sacchi di Sabbia con il sostegno di Mic, Regione Toscana

venerdì 1 marzo ore 21:00 Teatro Rasi
Marco Baliani

Una notte sbagliata

di e con Marco Baliani • regia Maria Maglietta • scene, luci, video Lucio Diana • paesaggi sonori Mirto Baliani • disegni Marco Baliani • produzione Marche Teatro

giovedì 14 venerdì marzo ore 21:00 Teatro Rasi
Kismet

Barabba

di Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno • con Fabrizio Saccomanno, Barbara Petti, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Andjelka Vulic • regia Fabrizio Saccomanno • cura del progetto e consulenza artistica Salvatore Tramacere • coproduzione Teatro Koreja, Ura Teatro

martedì 19 marzo ore 21:00 Teatro Alighieri
Flavia Mastrella, Antonio Rezza

7-14-21-28

di Flavia Mastrella e Antonio Rezza • con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista • (mai) scritto da Antonio Rezza • habitat di Flavia Mastrella • assistente alla creazione Massimo Camilli • produzione Rezzamastrella, TSI La Fabbrica dell’Attore, Teatro Vascello

sabato 23 marzo ore 21:00 Teatro Rasi
Armando Punzo / Compagnia della Fortezza

Il figlio della tempesta. Musiche, parole e immagini dalla Fortezza

di e con Andrea Salvadori e Armando Punzo • regia Armando Punzo • musiche originali Andrea Salvadori • produzione Studio Funambulo – Carte Blanche / Compagnia della Fortezza

martedì 26, mercoledì 27 marzo ore 21:00 Teatro Alighieri
Natalino Balasso

Balasso fa Ruzante

Balasso fa Ruzantedi Natalino Balasso • 
con Natalino Balasso, Andrea Collavino, Marta Cortellazzo Wiel
 • regia Marta Dalla Via
 • scene Roberto Di Fresco • produzione Teatro Stabile di Bolzano, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

venerdì 5, sabato 6 aprile ore 21:00, domenica 7 aprile ore 15:30 Teatro Rasi
Pietro Babina

Sole e Baleno

di Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno • con Fabrizio Saccomanno, Barbara Petti, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Andjelka Vulic • regia Fabrizio Saccomanno • cura del progetto e consulenza artistica Salvatore Tramacere • coproduzione Teatro Koreja, Ura Teatro

venerdì 5, sabato 6 aprile ore 19:30, domenica 7 aprile ore 17:00 Teatro Rasi
Agnese Banti

Speaking Cables, dispositivo coreografico per voce, cavi e altoparlanti

con Agnese Banti • live electronics Andrea Trona • progetto sostenuto da Fondo, Network per la creatività emergente

sabato 13 aprile ore 21:00 Teatro Rasi
Alessandro Berti

Le vacanze

testo e regia Alessandro Berti • danza Giovanni Campo • assistente alla creazione e organizzazione Gaia Raffiotta • produzione Casavuota, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

martedì 23 aprile ore 21:00 Teatro Rasi
Roberto Corradino

Diario di Pinocchio 20202065

di e con Roberto Corradino • drammaturgia, oggetti di scena, dipinti Roberto Corradino • produzione Reggimento carri | teatro vincitore premio Tuttotteatro.com/Dante Cappelletti 2020 coproduzione Progetto Speciale/ Teatri di Bari con il sostegno di Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

non-scuola 2023, debutti al Rasi dal 21 marzo

Anche quest’anno la non-scuola, quell’asinina esperienza di laboratorio teatrale che il Teatro delle Albe tiene viva da oltre trent’anni con gli adolescenti, nel segno del cortocircuito tra arte e vita che la compagnia accende ogni giorno, è stata proposta in diversi istituti della provincia di Ravenna coinvolgendo centinaia di ragazzi e ragazze. Un’esperienza, quella della non-scuola, che ha fatto scuola in tutto il mondo e che quest’anno è stata proposta anche a Caldogno (in provincia di Vicenza), Cervia, Lecce, Matera, Milano, Napoli, Piangipane, Pompei, Roma, Santarcangelo di Romagna e Seneghe.

In provincia di Ravenna i laboratori si sono svolti in nove istituti scolastici e nella sede della Circoscrizione di Castiglione di Ravenna. Gli incontri hanno inoltre coinvolto gli studenti e le studentesse dell’Università di Bologna – sede di Ravenna – in collaborazione con Fondazione Flaminia. I debutti sono previsti al Teatro Rasi da martedì 21 marzo a giovedì 30 marzo e lunedì 8 maggio, alle 21:00. A Cervia il debutto dell’istituto alberghiero Tonino Guerra verrà ospitato a fine maggio – data in via di definizione – al teatro comunale Walter Chiari.

Contestualmente, nell’ambito dei debutti, sono stati pensati due momenti di incontro dedicati a due figure che più volte hanno intrecciato il cammino delle Albe: Rachele Furfaro e Valter Malosti. Furfaro, pioniera di un nuovo modello educativo nei Quartieri spagnoli di Napoli, presenterà La buona scuola. Cambiare le regole per costruire l’uguaglianza (Feltrinelli), un testo in cui traccia la possibile idea di una scuola capace di ascolto, di attenzione al singolo e alla comunità, per essere accogliente e inclusiva. Poemetti. Venere e Adone – Lo stupro di Lucrezia di William Shakespeare (Einaudi) è invece il titolo del libro con la traduzione di Valter Malosti: l’autore, fondatore del Teatro di Dioniso e poi Direttore Fondazione TPE – Teatro Piemonte Europa, oggi è direttore di Ert Fondazione. Malosti è attore, autore e regista di numerosi spettacoli ospitati anche nell’ambito de La Stagione dei teatri. Recentemente è stato protagonista delle Celebrazioni dantesche.

L’incontro con Rachele Furfaro sarà alle 18:00 del 24 marzo al Teatro Rasi in sala Mandaye N’Diaye; l’appuntamento con Valter Malosti sarà nello stesso luogo ma alle 18:00 del giorno successivo, sabato 25 marzo, insieme a Mauro Bersani, direttore editoriale Einaudi. Ad entrambi gli incontri sarà presente Marco Martinelli.

“Se Ravenna oggi è riconosciuta, e si riconosce, come città di teatro – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna Fabio Sbaraglia – lo è sicuramente anche in virtù di un’esperienza come la non-scuola che da oltre trent’anni rinnova la propria energia mettendo in contatto migliaia di giovani con i linguaggi del teatro. La comunità che da qui è cresciuta intorno a questo progetto, e a cui la città è profondamente affezionata, è luogo di continuo rinnovamento di un inestimabile patrimonio di relazioni, pratiche e ricerca”.

“La festa della non-scuola del Teatro delle Albe – sottolinea la coordinatrice Laura Redaelli – è l’attraversamento gioioso dell’essere coro, è il farsi luogo che si manifesta nei volti e nei desideri dei molti che in quei giorni abitano il teatro e che ci restituiscono la possibilità di una comunità che si riconosce nella scelta eretica della bellezza e della felicità”.

Il racconto fotografico della non-scuola di quest’anno è affidato a Nias Zavatta. Durante le serate di apertura alcuni dei suoi scatti saranno esposti al Teatro Rasi . “Da docente e fotografa allo stesso tempo – spiega Zavatta – quando quest’anno mi è stato proposto di fare un foto racconto della non-scuola, ho accettato con grande curiosità e piacere: nello sguardo con cui osservavo i ragazzi e le ragazze durante i laboratori all’interno delle varie scuole, ho voluto infatti far dialogare entrambe le mie parti – di fotografa ma anche di insegnante –  ed esprimere con le immagini tutte le diverse sfumature e colori che l’adolescenza racchiude in sé e che la non-scuola sa sprigionare. Proprio per questo motivo, ho scelto di dare ampio spazio ai volti, a quegli sguardi che spesso inconsapevolmente si distaccavano dal coro, e allo stesso tempo anche all’atmosfera di gioco puro, di sperimentazione viva del e nel gruppo”.

La rassegna viene realizzata da Ravenna Teatro / Teatro delle Albe con il contributo del Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura, Bcc Ravennate Forlivese e Imolese, Confcooperative Romagna e Fondazione Flaminia.

PROGRAMMA

Martedì 21 marzo
I.T.I.S. “N. Baldini”, I.T.G. “C. Morigia”, I.T.A.S. “L. Perdisa”

Edipo o il patimento del sapere: era meglio non essere nati

ispirato a Edipo re e Edipo a Colono di Sofocle

con Caterina Angeli, Ahmed Belhaj, Gabriele Bignardelli, Lorenzo Cantarelli, Anna Cecchini, Elena Cecchini, Andrea Cortesi, Matteo De Giorgio, Bianca Iulia Filip, Samuele Filippi, Nicola Francesconi, Mattia Frisari, Matteo Giliberti, Manuel Greco, Matteo Guerrini, Samuel Juanto, Mattia Likrama, Gabriele Magli, Benedetta Massi, Elisa Mastrogiacomo, Edoardo Melandri, Morgan Murgia, Tommaso Nalin, Cecilia Russo, Francesca Specolizzi, Nicola Valenti, Samuele Zattoni.
guide Carlo Garavini, Roberto Magnani, Marco Saccomandi
insegnanti assistenti Elena Pasi, Anna Valentini

Mercoledì 22 marzo
Assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna – Castiglione di Ravenna

Il futuro di Giulietta!

ispirato a Romeo e Giulietta di Shakespeare

con Blerta Aziri, Bianca Baraghini, Aron Sambo Barbieri, Alex Battistini, Beatrice Bighi, Matilde Bighi, Carlotta Blasi, Edoardo Blasi, Giulietta Capuleti, Anna Casadei, Davide Chis, Frida Rodica Chis, Claudio Crucerescu, Alessandro Di Ticco,
Giorgia Di Ticco, Sofia Foschi, Rebecca Fusignani, Sofia Giovannini, Arianna Giunchi, Aida Milandri, Romeo Montecchi, Mattia Nunziatini, Ludovica Pastore, Alessandra Pezzi, Gianluca Pezzi, Martina Ragonesi, Federica Ravaglia, Bianca Rivalta, Filippo Rossi, Nathan Savelli, Aurora Szanto, Annika Villa, Elsa Zoli.
guide Pietro Mengozzi, Marco Montanari, Flaminia Pasquini Ferretti
insegnanti assistenti Adriana Babini, Catia Gelosi

Venerdì 24 marzo
Liceo Classico “D. Alighieri”, Istituto Magistrale “M. Di Savoia”

Le rane

ispirato a Aristofane

con Leticia Maria Arcangeli, Maria Sole Botti, Rossana Clemente, Sara Errico, Livia Ferruzzi, Filippo Fronzoni, Mattia Karol Giannetto, Emanuele Golnelli, Gaia Grossi, Ernesto Moia, Alice Papa, Giacomo Pugliese, Davide Turci, Adele Venturi, Cristian Zanfin.
guide Camilla Berardi, Matteo Cavezzali
insegnante assistente Silvia Fariselli

Sabato 25 marzo
Liceo Scientifico “A. Oriani”

Tempeste, vino e altre magie

ispirato a La tempesta di Shakespeare

con Elvis Battistini, Linda Casadei, Bianca Casadio, Rosa Laura Taila Colarossi, Valerio Crosa, Caterina De Lorenzo, Matilde Domenichini, Leonardo Fabbri, Sebastiano Fabbri, Maria Fiammenghi, Martino Gardini, Jacopo Maui Taher Missiroli, Giorgia Morandi, Ester Palushaj, Agnese Papa, Giulia Pisano, Margherita Ravaglioli, Livia Rigotti, Chiara Sebastiani, Chiara Terranova, Akemi Villa, Zhenghao Ye, Ying Luo Zhou.
guide Marco Montanari, Dario Racagni
insegnante assistente Eliana Tazzari

Lunedì 27 marzo
Liceo Artistico “P. L. Nervi – G. Severini” Gessi”

Sogno di una notte di mezza estate

ispirato a Shakespeare

con Giulia Albonetti, Angie Baldacci,
Pietro Bessi, Sibilla Bissoni, Angelica Budi,
Denis Casali, Amelia Cavallini, Weronika Adela Dąbrowska, Federica Dapporto, Giada Diena, Ilaria Finotelli, Kenneth Genestreti, Lisa Lagazio, Giulia Lettieri, Emma Lucaroni, Rebecca Magnani, Matilde Minardi, Diego Minguzzi, Giada Nastasio, Valentino Ortolani, Irene Pecchia, Enea Pignatta, Massimo Prati, Arianna Sacchetti, Felisia Sala, Ottavia Salerno, Lorenzo Santandrea, Sofia Sintoni, Alice Strocchi
guide Vittoria Nicita, Laura Redaelli
insegnante assistente Maria Rita Servadei

Martedì 28 marzo
I.C.S. “San Biagio”, Scuola secondaria di 1 grado “Don G. Minzoni”

La famosa invasione degli orsi a Ravenna. Una fiaba quasi vera

ispirato a La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati

con Andrea Abbondanza, Emma Alberani, Lorenzo Babini, Alessandro Bendi, Federico Calzo, Alessandro Cangini, Maia Cardillo, Mariasole Casini, Alberto Ceccarelli, Giulia Ceccarelli, Filippo Cimatti, Anna Colli, Martina Conficconi, Giulia Corradi, Lucia Corsini, Lorenzo Da Re, Anna Diversi, Marta Ferrotti, Lorenzo Gori, Giulia Grotti, Giada Mafrolla, Matteo Marchionno, Martina Maruccia, Giuseppe Mase, Alberto Moia, Anna Montanari, Martina Pizzini, Cristian Randi, Nicolò Randi, Emma Rubino, Elia Stella, Giacomo Tramontani, Stella Ventimiglia, Marco Wozniak, Emma Zecchi.
guide Flaminia Pasquini Ferretti, Marco Saccomandi
insegnante assistente Andrea Mengozzi

Mercoledì 29 marzo
Fondazione Flaminia per l’Università in Romagna

Le Baccanti. La luce nel buio dell’origine

ispirato a Euripide

con Martina Corallini, Sara Cusimano, Sara Giulia El Yamani, Alessia Frattini, Thomas Alexander Casadio Malagola, Maria Paola Molinaro, Anna Moretti, Antonio Peruggio, Erika Santoro, Vanessa Spadavecchia, Gaia Tritto, Marta Minocci, Alice Leahu.
guide Roberto Magnani, Antonio Maiani

Giovedì 30 marzo
I.C.S.San Pietro in Vincoli, Scuola secondaria di 1 grado “Romolo Gessi”

Uccelli

ispirato ad Aristofane

con Emmanuel Benini, Nicola Biondi, Amerigo Bottura, Virginia Carbone, Giacomo Cascino, Angelica Colapietro, Nicola Conti, Aida Diop, Matteo Emiliani, Cristian Fiammenghi Flamigni, Luca Foglia, Giada Garofalo, Federico Mattia Gavrilita, Jessica Giuliani, Marco Godoli, Carlotta Graziani, Beatrice Grilli, Teresa Lolli, Federico Losi, Sofia Lucchi, Luca Menghi, Aida Milandri, Nina Mordenti, Angelica Mormile, Edoardo Pranzini Morgagni, Ivan Radames Righi, Elena Rinaldi, Matteo Rizza, Andrea Savorelli, Sofia Maria Sipos.
guide Camilla Berardi, Laura Redaelli
insegnante assistente Alessio Giuliano

Lunedì 8 maggio
I.P.S.I.A. “C. Callegari”, I.P.S.S.C.T. “A. Olivetti”

Marziani

ispirato a Un marziano a Roma di Flaiano

con Sofia Aslam, Lorenzo Baldisserra, Sara Barisani, Panuela Bedriu, Mahran Boutartour, Kevin Cascino, Martina Cascino, Asia Cicognani, Chiara D’Andrea, Vanessa Di Stefano Cagnesco, Victoria Fabbrucci, Asia Giuliani, Maida Ibrahimi, Alessia Kashita, Sofia Kaydalova, Aicha Khelifa, Claudio Lupi, Abdou Khadre Mbow, Martina Mercurio
guide Ermelinda Nasuto, Alessandro Renda
insegnante assistente Manuela Chiarucci

Maggio – data da definire – teatro comunale Walter Chiari di via XX Settembre, Cervia
Istituto Alberghiero Tonino Guerra

Il medico per forza

ispirato a Molière

con Tatjana Ballardini, Giulia Boschetti, Alice Foschi, Mihai Maximilian Gabor, Aurora Gatta, Ylenia Giovine, Maura Iaccarino, Pietro Lemma, Gabriela Lupasco, Giorgia Martini, Roberto Minervino, Alessio Musso, Enrique Victorio Olivares, Alessandro Pastorelli, Samuele Scatozza, Simone Soriani
guida Alessandro Argnani
insegnante assistente Valeria Arfelli

BIGLIETTI

Intero 5 €
under 20, studenti universitari e docenti degli istituti coinvolti 3 €

E’ consigliato l’acquisto in prevendita.
I biglietti sono in vendita su questo sito CLICCA QUI
La biglietteria del Teatro Rasi  sarà aperta da martedì 21 a giovedì 30 marzo dalle 16 alle 18 (dal lunedì al venerdì) e da un’ora prima degli spettacoli. Dal 30 marzo sarà aperta il giovedì dalle 16.00 alle 18.00 .

INFORMAZIONI Ravenna Teatro tel. 0544 36239
BIGLIETTERIA tel. 0544 30227
TEATRO RASI via di Roma 39 Ravenna

Malosti presenta il ‘suo’ Goldoni

LA STAGIONE DEI TEATRI 2022-2023

 

Intervista a Valter Malosti, regista dello spettacolo I due gemelli veneziani, in scena al Teatro Alighieri dal 10 al 12 novembre ore 21:00, domenica 13 ore 15.30.

Video intervista a cura della giornalista Federica Ferruzzi

 

Sabato 12, alle ore 18:00, è previsto l’incontro con il regista nel ridotto dell’Alighieri condotto da Gerardo Guccini, docente di Storia del teatro e dello spettacolo al DAMS di Bologna. 

Dal 12 settembre riapre la campagna abbonamenti a La Stagione dei Teatri

Dopo l’arresto dovuto alla pandemia, aumenta la voglia di tornare a sedersi in teatro, come dimostrano le tante richieste relative alla campagna abbonamenti a La Stagione dei Teatri 2022/23 pervenute dal 25 luglio al 6 agosto alle biglietterie di Ravenna Teatro e del Teatro Alighieri. 

Al termine di una prima campagna estiva – a cui hanno aderito sia singoli cittadini sia aderenti a gruppi aziendali e Cral – dal 12 settembre e fino al 3 novembre la biglietteria torna a proporre la formula che prevede sei titoli fissi e due a scelta, per un totale di diciassette appuntamenti. 

Due le repliche ad oggi previste e relative ad altrettanti spettacoli che hanno riscosso notevole successo tra il pubblico, ovvero Calēre (Sentieri) Transitus Animae, di Eugenio Sideri, e L’amica geniale a fumetti, di Fanny & Alexander.

Un cartellone composito, legato al rapporto con la tradizione e al ritorno di grandi attori e attrici, con un percorso che spazia nel contemporaneo fino all’incontro con la graphic novel. 

I sei spettacoli fissi, programmati al Teatro Alighieri, sono: I due gemelli veneziani, un classico di Carlo Goldoni, una farsa nera sul tema dell’identità firmata da Valter Malosti che ne amplifica il gioco del doppio marcando il contrasto tra la natura vivace della pièce e la sua vena cupa; 

Funeral Home, di cui è protagonista Giacomo Poretti: noto per le gesta gloriose del trio comico a cui appartiene, Poretti scrive e interpreta – con l’attrice, autrice e psicoterapeuta Daniela Cristofori – una commedia che mette in ridicolo la paura più radicata nel cuore dell’umano, quella della morte; 

Samusà, uno spettacolo scritto e interpretato dall’artista Virginia Raffaele, qui diretta da Federico Tiezzi, maestro della scena contemporanea. Al centro del racconto il vissuto personale di un’infanzia ambientata tra le giostre del lunEur di Roma, che Raffaele sviluppa con quel suo modo unico di divertire e commuovere, stupire e interpretare, facendo ridere a crepapelle;

 

L’Oreste, Quando i morti uccidono i vivi, porta in scena una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato che vede protagonista l’attore Claudio Casadio nella produzione firmata da Accademia Perduta/Romagna Teatri tra narrazione e illustrazione d’autore;

Diplomazia, produzione del Teatro dell’Elfo, è un duello consumato con l’arma della parola tra un generale del Terzo Reich e un diplomatico della Svezia neutrale nell’estate del 1944. Un dramma storico in cui affondano le radici della nostra società, portato in scena dai due co-fondatori della storica compagnia milanese del Teatro dell’Elfo di Milano;

Boston Marriage è un testo americano contemporaneo ambientato a fine Ottocento che prende spunto da un modo di dire in voga negli Stati Uniti tra il XIX e il XX secolo, usato per alludere a una convivenza tra donne economicamente indipendenti. Il Premio Pulitzer David Mamet qui se ne serve per dare il titolo a questa commedia, che vede in scena due dame e una cameriera: Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria.

Nella rosa di titoli in cui poter individuare gli spettacoli a scelta rientra invece la produzione di Ravenna Teatro/Teatro delle Albe, Pasolinacci e Pasolini, Quattro movimenti di ascolto, in cui i due fondatori e direttori artistici del Teatro delle Albe, Marco Martinelli e Ermanna Montanari, raccontano il “loro” Pasolini (Rasi); Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa, un lavoro che rievoca l’opera di Kafka a partire dall’incontro tra ricerca coreografica e musica elettronica con la regia e la drammaturgia di Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley (Rasi); Dati sensibili: New Constructive Ethics, uno spettacolo in cui Teodoro Bonci Del Bene si interroga sulle possibilità di una nuova etica con un testo duro e paradossale sulla condizione umana e sulle relazioni sociali (Rasi); Calēre (Sentieri) Transitus Animae, testo e regia del ravennate Eugenio Sideri che si sofferma sulla difficoltà, da parte delle nuove generazioni, di trovare il proprio percorso (Rasi); L’amica geniale a fumetti, trasposizione scenica del fumetto ufficiale de L’amica geniale di Elena Ferrante – sceneggiato da Chiara Lagani che qui ne interpreta i testi, mentre il pubblico viene immerso nei disegni animati di Mara Cerri – il recital nasce dalla nuova graphic novel edita da Coconino Press con la supervisione artistica del ravennate Davide Reviati (Rasi). E Reviati torna nello spettacolo di Luigi Dadina, tra i fondatori del Teatro delle Albe, dal titolo Mille Anni o giù di lì, insieme al musicista Francesco Giampaoli per raccontare un luogo, il petrolchimico dell’Anic, attorno a cui si dipana un racconto che accomuna generazioni diverse (Rasi). Tra i titoli a scelta anche La luce intorno, produzione del Teatro dell’Argine che si interroga sul senso di fare teatro in tempo di pandemia (Rasi); Il Soccombente, a cura della compagnia Lombardi-Tiezzi (Alighieri); Museo Pasolini, di Ascanio Celestini, che qui veste i panni di un visionario custode di un ipotetico museo dedicato all’omonimo poeta e regista imbastendo un racconto che si estende a ritratto di un secolo italiano (Alighieri); Pragma, Studio sul mito di Demetra (Rasi) e Una riga nera al piano di sopra, monologo per alluvioni al contrario, della talentuosa Matilde Vigna, che intreccia alla piena del Po del 1951 la vicenda di una donna dei giorni nostri alle prese con l’ennesimo trasloco (Rasi). 

Anche quest’anno, inoltre, Ravenna Teatro, in collaborazione con il Comune di Ravenna, torna ad offrire ai residenti delle Circoscrizioni Nord e Sud del comune di Ravenna e ai residenti di quelli di Alfonsine l’opportunità di recarsi a teatro usufruendo di un servizio navetta gratuito. Abbonamento più navetta 146 euro / under 30 93 euro.

Grande attenzione continua ad essere riservata anche agli Under 20, che potranno usufruire di abbonamenti a prezzi popolari. 

BIGLIETTERIA:

Da lunedì 12 settembre a giovedì 3 novembre

Platea e palco I, II e III ordine Teatro Alighieri, I gradinata Teatro Rasi
intero 165 € | ridotto* 146 € | under30 93 € | under20 45€

Galleria e palco IV ordine Teatro Alighieri, II gradinata Teatro Rasi
intero 113 € | ridotto* 103 € | under30 71 € | under20 35 €

Loggione Teatro Alighieri, II gradinata Teatro Rasi
intero 50 € | under30 34 €

 

*Riduzioni: Cral e gruppi organizzati, docenti, oltre i 65 anni, iscritti all’Università per gli Adulti Bosi Maramotti, Soci Coop Alleanza 3.0, EspClub Card, Soci BCC, tessera Touring Club Italiano, amici di RavennAntica, soci Stadera

Vantaggi e promozioni per gruppi di adulti e gruppi scolastici.

Abbonamenti e biglietti sono acquistabili con bonus 18APP e Carta del docente.

Teatro Alighieri, via Mariani 2 Ravenna, tutti i feriali dalle 10:00 alle 13:00, giovedì anche dalle 16:00 alle 18:00. Teatro Rasi, via di Roma 39, giovedì dalle 16:00 alle 18:00.

Da sabato 5 novembre saranno inoltre in vendita i biglietti per tutti gli spettacoli e gli abbonati li potranno acquistare per sé o per altri a un prezzo speciale. 

Ravenna Teatro tel. 0544 36239 info@ravennateatro.com

La rassegna è organizzata con il supporto del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Coop Alleanza 3.0, Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna, Assicoop Unipol Sai, Reclam, Apt Emilia-Romagna, Bcc ravennate, forlivese e imolese. 

Media Partner: Il Resto del Carlino, Corriere Romagna, Ravenna Notizie, Setteserequi, Ravenna Web Tv, Pubblisole, Ravenna24ore, Ravenna e Dintorni

701° ANNUALE DELLA MORTE DI DANTE

 

Sarà una giornata densa, emozionante, ricca quella che l’11 settembre verrà dedicata a Dante e che aprirà come da consuetudine un programma di eventi, Ravenna per Dante,  che tiene insieme istituzioni, studiosi, luoghi, artisti e pubblici, nella città che fu “l’ultimo rifugio”.

La tradizionale celebrazione della morte del Poeta nel luogo della sua sepoltura della seconda domenica di settembre, in questi ultimi anni e soprattutto in occasione del centenario del 2021, ha assunto il valore di un abbraccio civile e morale delle città e dei territori italiani, un appello a sollevare lo sguardo verso gli ideali alti, postura preziosa in questi tempi difficili del nostro vivere insieme.
Si inizierà dunque la mattina con l’omaggio dei cittadini e delle cittadine insieme ai sindaci d’Italia e in particolare delle tre città dantesche Ravenna, Firenze e Verona,  che convengono, con i gonfaloni, a Ravenna  a partire dalle ore 10.00 dinnanzi alla Tomba di Dante. Prende avvio così una tessitura tra i segni della tradizione, il linguaggio partecipativo del teatro, la prassi rituale e la lettura del testo.

Il programma della giornata è frutto di un dialogo profondo e continuo che le istituzioni hanno con le energie creative e culturali del territorio, con coloro che a diverso titolo custodiscono la memoria del poeta e con gli studiosi e gli scrittori che sanno abitare la complessità del testo dantesco.  Per questo a momenti incastonati in una tradizione centenaria si alternano i nuovi linguaggi del teatro, della poesia e della partecipazione civile.

Nel dettaglio la giornata dell’11 settembre si apre alla Tomba di Dante con un’incursione nell’itinerario della Divina Commedia curato da Ermanna Montanari e Marco Martinelli, fondatori e direttori artistici del Teatro delle Albe, dal 2017 alla guida del Cantiere Dante – progetto da loro firmato su commissione di Ravenna Festival con il sostegno del Comune di Ravenna e della Regione Emilia Romagna. Dopo aver ricevuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, registrando una forte partecipazione di spettatori e di cittadini attraverso una Chiamata Pubblica, la scorsa estate il progetto ha chiuso con successo il suo itinerario con lo spettacolo Paradiso all’interno della programmazione di Ravenna Festival. Alle 10.00 Montanari e Martinelli leggeranno il Canto I del Paradiso, con la partecipazione dei cittadini della Chiamata Pubblica, e per l’occasione hanno coinvolto Valter Malosti – attore regista e direttore di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale – che sarà impegnato con il Canto V dell’Inferno, insieme al musicista Raffaele Marsicano per gli interventi musicali al trombone.

La tradizionale Messa di Dante verrà celebrata nella Basilica di San Francesco, alle ore 11.00 da mons. Lorenzo Ghizzoni, con la presenza del coro Cappella musicale San Francesco diretta dal maestro Giuliano Amadei.

Viene anticipata alle ore 17.00 la lettura perpetua davanti alla Tomba che viene affidata al sindaco di Ravenna che nel 2020 diede avvio a questo rito che si è consolidato e grazie a tutti coloro che ogni giorno leggono un canto, ed è divenuto segno di eccellenza per Ravenna che unica tra le città del mondo, onora Dante con il modo più alto che è leggere costantemente quella grande “opera-mondo” che è la Commedia.
La prolusione all’annuale è un’occasione straordinaria per accostarsi al complesso ed inesauribile lascito dantesco con la guida  di coloro che hanno fatto profonda esperienza di studio e ricerca, è affidata a Mariangela Gualtieri, una delle voci poetiche piú apprezzate della scena contemporanea, che nel 1983 ha fondato insieme a Cesare Ronconi il Teatro Valdoca. La sua lettura dal titolo “La Divina Commedia: un manuale per la felicità” è alle ore 18.00  presso il Teatro Rasi e chiuderà una giornata dove alla poesia e al teatro è affidato il compito di tenere sempre al futuro questi nostri  testi che vengono da un lontano passato, ma che sono necessari al nostro vivere.

Tutto il programma su vivadante.it

L’acustica di Auschwitz

La Stagione dei Teatri 2021/2022
Se questo è un uomo, uno spettacolo di e con Valter Malosti
3-6 febbraio 2022, Teatro Alighieri

 

In occasione dello spettacolo di e con Valter Malosti Se questo è un uomo (dall’opera di Primo Levi, pubblicata da Giulio Einaudi editore) vi suggeriamo la lettura del testo L’acustica di Auschwitz di Domenico Scarpa, curatore insieme a Malosti della condensazione scenica dell’opera di Levi. Il testo è stato scritto in occasione del debutto dello spettacolo e pubblicato insieme a altri materiali editoriali su I Quaderni del Teatro Stabile di Torino (Edizioni del Teatro Stabile di Torino, 2019).

1. Uno strano sollievo

Da oltre settant’anni Se questo è un uomo, il libro “primogenito” di Primo Levi, parla ai lettori più diversi in tutto il mondo. Oggi viene portato su un palcoscenico, di fronte al quale non ci saranno lettori bensì spettatori. Quali sono le strade che Valter Malosti e io abbiamo seguito per renderne accessibili in circa due ore le parti essenziali? In che modo abbiamo lavorato sulla voce, anzi, al plurale, sulle voci di Primo Levi?

Le testimonianza d’autore e le ricerche degli studiosi hanno mostrato che Levi giunge a intonare quella pluralità facendo ricorso a molte voci del passato: la sua memoria estetica e affettiva rielabora quelle di scrittori, di scienziati, di testi sacri. La voce ascoltata con maggiore costanza è quella di Dante. Perciò, possiamo raccontare il modo in cui siamo arrivati a costruire la nostra «condensazione scenica» di Se questo è un uomo conducendo sul testo una verifica che riguarda appunto la presenza di Dante. Qual è la prima citazione della Divina Commedia che s’incontra in Se questo è un uomo? In quale punto Primo Levi innesta per la prima volta la voce di Dante nella propria voce? La domanda è essenziale, tanto per un autore che ha deciso di raccontare Auschwitz quanto per chi si arrischia, oggi, a tentarne una sintesi destinata alle scene. La risposta alla domanda sarà differente a seconda che si legga la versione originaria di Se questo è un uomo, uscita a Torino nel 1947 presso De Silva, oppure la definitiva, che ha una trentina di pagine in più e che pure è uscita a Torino, ma da Einaudi e nel 1958. È quest’ultima edizione che abbiamo scelto come base per il testo teatrale. Qui, come vedremo, la presenza di Dante è più cospicua e complessa rispetto alla prima stesura del libro. Nell’edizione del 1947 l’impronta della Commedia, rilevabile fin dal principio, è lampante nei primi capoversi del secondo capitolo, intitolato Sul fondo. Qui il celebre cancello di Auschwitz viene descritto come «una grande porta»; la trasformazione induce il lettore a decifrare, dietro la «scritta vivamente illuminata» che lo sovrasta – ARBEIT MACHT FREI –, le «parole di colore oscuro» che Dante ha iscritto sulla porta dell’inferno: PER ME SI VA NELLA CITTÀ DOLENTE. Poco dopo aver varcato quella porta-cancello Levi sarà perentorio:

Questo è l’inferno. Oggi, ai nostri giorni, l’inferno deve essere così, una camera grande e vuota, e noi stanchi stare in piedi, e c’è un rubinetto che gocciola e l’acqua non si può bere, e noi aspettiamo qualcosa di certamente terribile e non succede niente e continua a non succedere niente.

Il campo di Auschwitz che qui per la prima volta viene dipinto come un inferno è «certamente terribile», ma è un inferno moderno (la camera grande e vuota, il rubinetto che gocciola) e soprattutto insulso, noioso fino alla disperazione: «non succede niente e continua a non succedere niente». Già questo, per chi abbia letto un po’ di Dante e sappia qualcosa dei lager nazisti, non suona banale. Ma le sorprese aumentano se, immediatamente dopo, si va a leggere Se questo è un uomo-1958, da inizio libro fino a questa pagina di apertura del secondo capitolo. Eseguendo la rilettura ci si accorge che l’ultima scena del primo capitolo Il viaggio è nuova: nel 1947 non c’era. Insieme con altri uomini selezionati come lui per il lavoro forzato, Levi è salito su un autocarro che ora viaggia veloce per una strada «con molte curve e cunette». Così, nel 1947, finisce il capitolo, mentre nel 1958 si prosegue per una dozzina di righe:

Eravamo senza scorta? … buttarsi giù? Troppo tardi, troppo tardi, andiamo tutti «giù». D’altronde, ci siamo presto accorti che non siamo senza scorta: è una strana scorta. È un soldato tedesco, irto d’armi: non lo vediamo perché è buio fitto, ma ne sentiamo il contatto duro ogni volta che uno scossone del veicolo ci getta tutti in mucchio a destra o a sinistra. Accende una pila tascabile, e invece di gridare «Guai a voi, anime prave» ci domanda cortesemente ad uno ad uno, in tedesco e in lingua franca, se abbiamo danaro od orologi da cedergli: tanto dopo non ci servono più. Non è un comando, non è regolamento questo: si vede bene che è una piccola iniziativa privata del nostro caronte. La cosa suscita in noi collera e riso e uno strano sollievo.

Di citazioni dantesche ce ne sono addirittura due in questo brano aggiunto, una con tanto di virgolette (che proviene, guarda caso, dallo stesso canto III dell’Inferno dove compare la porta con le parole di colore oscuro) e l’altra, sempre dallo stesso canto, che delle virgolette non ha nemmeno bisogno perché vi domina un personaggio che tutti i lettori italiani conoscono: solo che qui «caronte» ha l’iniziale minuscola e non è uno spaventevole nocchiero con gli occhi di bragia che guida le anime dei dannati all’altra riva, fra le tenebre eterne, in caldo e in gelo. Qui «caronte» è un ladruncolo, uno che si arrangia: a suo modo, è un povero diavolo. Questo episodio che si consuma prima ancora di varcare la «porta» dell’inferno-Auschwitz produce un sussulto nell’animo dei prigionieri. «La cosa suscita in noi collera e riso e uno strano sollievo».

In Se questo è un uomo-1958, Levi e i suoi compagni sul cassone dell’autocarro si accorgono di essere capitati in un luogo che paventavano tremendo, e lo è per davvero. Ma è anche un luogo assurdo. Proprio in questo frangente Levi viene colto per la prima volta dall’impulso di citare Dante alla lettera; così, riporta tra virgolette il verso 84 dal canto III dell’Inferno perché lo sollecita – insieme con la necessità di descrivere un orrore che supera ogni possibilità di espressione – la sorpresa di essersi imbattuto nello squallore morale, nella disonestà della vita quotidiana, là dove si aspettava una malvagità senza crepe e un sadismo da inferno organizzato sul serio. Levi ha appena scoperto che i suoi carnefici sono uomini normali, che sono mediocri burocrati capaci di infliggere un male estremo: un verso di Dante lo aiuta a dirlo.

Gli uomini caricati su quell’autocarro reagiscono così – «collera e riso e uno strano sollievo» – a un istante rivelatore: in Auschwitz ci sono, simultaneamente, l’orrore e il grottesco, la morte violenta e la noia mortale. In Se questo è un uomo – 1958, tra l’ultima scena del primo capitolo e i primi capoversi del secondo capitolo, Primo Levi ce lo mostra (e lo fa entrambe le volte con l’aiuto di Dante) eseguendo un esercizio vocale di alta complessità.

2. Una «zona Se questo è un uomo»

Per restituire in pieno questa complessità in un copione che abbiamo definito «condensazione scenica», Valter Malosti e io abbiamo voluto spingerci oltre il perimetro del libro “primogenito”. Abbiamo circoscritto, entro l’opera di Levi, una «zona Se questo è un uomo» formata dal libro stesso (nella sua versione definitiva 1958), da alcune poesie scritte fra gli ultimi giorni del 1945 e le prime settimane del 1946 (in simultanea con l’opera che andava prendendo forma), infine dal primo capitolo di La tregua (che l’autore pubblica solo nel 1963, ma che scrive tra la fine del 1947 e l’inizio del 1948) e dalla sua pagina conclusiva: l’incubo di un ritorno in lager, anzi l’incubo che non esistesse e non fosse mai esistito nulla all’infuori di esso. Solo nei testi qui elencati si può ritrovare quella impostazione irripetibile di linguaggio, di tono, di atteggiamento esistenziale e culturale che è caratteristica del romanzo. Nell’opera completa di Levi la «zona Se questo è un uomo» è un modo annichilente di usare la lingua, di secernere ritmo, di piegare e troncare frasi. In seguito, lo scrittore diviene un’altra cosa, anzi molte altre cose di pari grandezza, ma non è il momento di definirle.
La «zona Se questo è un uomo» andava presentata al pubblico nella sua interezza, facendo perno sul testo principale. Difatti, questo nostro lavoro nasce dalla convinzione che il primo libro di Primo Levi sia un’opera acustica.
Con il suo orecchio acuito da un’attenzione assoluta, lo scrittore ci restituisce la babele del campo – i suoni, le minacce, gli ordini, i vocaboli gergali incomprensibili, i rari discorsi chiari e distinti – orchestrandola sulle lingue parlate in quel perimetro di filo spinato: i «barbarici latrati» dei tedeschi, lo yiddish degli ebrei orientali (lingua a lui sconosciuta prima della deportazione), il polacco della regione di Auschwitz, e poi ancora l’ungherese, il greco, l’inglese dei militari prigionieri, l’italiano dei pochi connazionali in grado di non soccombere, il francese adottato come lingua franca…

Le esperienza vissute sono accadute in molte lingue diverse, in molti gerghi particolari, ma anche – molto spesso – nel folto di una sfiancante cacofonia. La lingua in cui i fatti sono raccontati è l’italiano: un italiano illustre e affabile, più volte contrappuntato o stravolto da quel pattume sonoro. Levi riesce a preservare la comunicazione rendendo stereofonicamente percettibile il caos in mezzo al quale ha dovuto farsi strada. Vale perciò la pena, in una presentazione destinata agli spettatori, illustrare brevemente le strategie acustiche (e, di conseguenza, cognitive) praticate da Levi. Nei diciassette capitoli di Se questo è un uomo, più la prefazione, la poesia-epigrafe e gli altri testi della «zona» inclusi nel copione portato in scena, si possono cogliere molti registri e modi espressivi, narrativi, percettivi e di pensiero, con continui stacchi e scambi vicendevoli, e con molti passaggi in fusione polifonica, dentro una voce d’autore che è sempre unitaria, sempre una e salda. Il registro-base, il più semplice, è la descrizione: osservare attentamente una realtà aliena per capirla e poi trascriverla a beneficio di chi non era presente.

Un secondo registro, altrettanto semplice, è però dinamico: è il racconto lineare, un percorso lungo il quale ci si muove vedendo, ascoltando e facendo scoperte. Spesso, lungo questo percorso, Levi cambia la messa a fuoco e blocca delle figure, dei quadri plastici: si avvicina per guardare, raccontare e descrivere meglio, come se usasse la lente o il microscopio. A questa modalità s’intreccia un’ulteriore declinazione della voce, quella dei pensieri che si svolgono a partire dalle cose vedute e narrate: Levi si cala nel proprio animo, ma anche in quello dei suoi simili, vittime o aguzzini che siano. In molti punti poi (e sono fra le pagine che più toccano il lettore nell’intimo) lo scrittore riferisce sogni, suoi personali o collettivi, scendendo in profondità e riportando alla luce, con perfetto controllo, quelle immagini inafferrabili. Con uguale padronanza riesce a offrirci il punto di vista del dopo: Se questo è un uomo è stato scritto in gran parte a più di un anno di distanza dai fatti, e pubblicato solo due anni e mezzo dopo che la peripezia di Auschwitz era cominciata con le 650 persone che il 22 febbraio 1944 lasciarono il campo di Fossoli. Quella finestra temporale è stata messa a frutto per giungere, nei momenti opportuni, a parlare della propria esperienza come dall’esterno, con il distacco dello storico o del ricercatore scientifico, da un punto di vista che non è mai il banale senno del poi. Di tanto in tanto Levi formula dei commenti, arriva cioè a guardare come dall’alto il passato prossimo del lager senza perdere il contatto morale e percettivo con la propria esperienza. Tutto questo gli permette di proferire l’ultima delle sue voci, quella che si rivolge direttamente ai lettori sollecitandoli, ma mettendosi in gioco nel momento stesso in cui chiede loro una reazione: e gliela chiede con toni che possono essere molto diversi, come si può vedere rispettivamente nella prefazione e nella poesia-epigrafe del libro.

Malosti e io abbiamo fatto il possibile per salvaguardare questa polivalenza acustica, questo modo di esplorare, di raccontare, di pensare e ripensare il lager per darsene ragione e restituirne l’impressione.

3. «Oggi, questo vero oggi»

Primo Levi ha offerto due guizzi vocali notevoli, forse i più inattesi, nel capitolo Esame di chimica, quando si trova al cospetto del Doktor Pannwitz. Il lettore si aspetterebbe che si mostri concentrato senza residui, al culmine della tensione, su quella prova dirimente. E invece:

Da quel giorno, io ho pensato al Doktor Pannwitz molte volte e in molti modi. Mi sono domandato quale fosse il suo intimo funzionamento di uomo; come riempisse il suo tempo, all’infuori della Polimerizzazione e della coscienza indogermanica; soprattutto, quando io sono stato di nuovo un uomo libero, ho desiderato di incontrarlo ancora, e non già per vendetta, ma solo per una mia curiosità dell’anima umana.

E poco prima, prima di entrare a sostenere l’esame:

Oggi, questo vero oggi in cui io sto seduto a un tavolo e scrivo, io stesso non sono convinto che queste cose sono realmente accadute.

Quei «molti modi» di aver pensato più tardi – in Auschwitz dopo l’esame, fuori da Auschwitz una volta in libertà – stanno già tutti in quelle brevi pagine di racconto, compatte nell’intreccio delle loro fibre. Stanno nella concentrazione che Levi dedica alle cose che osserva e descrive, e insieme nella distanza che si prende, nel passo indietro che la sua scrittura fa a ogni momento per regolare l’ottica cognitiva, per mettere a fuoco una scena che include chi la va raccontando. «Oggi, questo vero oggi»: il dubbio istantaneo sulla verità delle cose che ha vissuto e che ricorda fin troppo bene, quello stacco dove si ripete due volte il pronome io, è l’atto di nascita di Se questo è un uomo, il momento in cui Levi conquista la posizione di voce che gli permette di scrivere la verità. In questi punti, in questi frangenti, il regista e io abbiamo trovato la conferma che, nel suo essere il più bello e il più atroce libro di avventure del ventesimo secolo, Se questo è un uomo è anche un’opera performativa, una prova di presenza che sembra pensata in anticipo per radicarsi nella voce, nei gesti, nel corpo di un attore. I suoi registri e scarti, la fusione di fatti e pensieri sui fatti che succedono, gli “a parte” meditativi, morali e perfino scientifici, perfino politici, sono altrettante opportunità per un attore, spunti per variare di postura, di voce, d’intonazione, di cadenza; occasioni per aggiungere una quantità di dimensioni, di chiaroscuri, a quella che i francesi chiamano la création di un ruolo. La voce di Levi è una voce una e plurale, ed era appropriato affidarla a un unico attore.

«Oggi, questo vero oggi»; «collera e riso e uno strano sollievo»; «molte volte e in molti modi»: opera acustica, Se questo è un uomo è anche un’opera che si può pronunziare in palcoscenico.

Foto di scena Tommaso Le Pera