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L’amica geniale a fumetti: storia di una doppia amicizia

LA STAGIONE DEI TEATRI 2022-2023

 

L’amica geniale a fumetti è il nome del recital di Fanny & Alexander tratto dalla Graphic Novel di Chiara Lagani e Mara Cerri (Coconino Press) che andrà in scena il 23 e 24 febbraio, alle 21.00, al Teatro Rasi.

 

Alla collaborazione artistica tra Chiara Lagani e Mara Cerri dobbiamo il prezioso volume I libri di Oz, di L. Frank Baum, che hanno rispettivamente tradotto e illustrato per Einaudi, prima di incrociare ancora il loro cammino per l’adattamento in graphic novel de L’amica geniale, pubblicato da Coconino Press. La traduzione in spettacolo – prima dei Libri di Oz e poi de L’amica geniale – vede l’importante intervento di Luigi De Angelis alla regia, al video e alle musiche intersecarsi con le due artiste, che avevano già singolarmente percorso l’universo di Elena Ferrante. Un universo che ora le porta a sprigionare un’alleanza speciale, fatta di immersione reciproca, di ciò che si vede e di ciò che non si vede, nel segno di una potenza tutta femminile, come racconta Chiara nel diario che ha pubblicato sulla rivista culturale online Doppiozero e che riportiamo di seguito.

“«Sorbole ricevute?» È un whatsapp di Mara. Vado di corsa a controllare la mail. Eccola. La scena delle sorbe è arrivata. Quando arrivano le tavole di Mara sento sempre il cuore in gola. È così fin dal principio, da quando lavoravamo ai Libri di Oz. So che lei vede quello che io non sono capace di vedere o, almeno, lo vede meglio e prima di me. Apro il pdf. Ed ecco che Enzo porge a Lila un rametto di sorbe. Lila lo guarda stupita e gli dice qualcosa. I balloon sono ancora vuoti, bianchi. Attendono. E lasciali attendere, mi dico. Interrogo le espressioni. Questo è il modo di scrivere più strano che abbia mai sperimentato: poroso, stratificato, più ancora che a teatro. Gli strati qui si compongono, ma ben presto si sfalderanno, si sgretoleranno, sono fatti di materia molto friabile. Non c’è battuta, non c’è didascalia progettata che resti indifferente al sisma delle immagini, delle espressioni, delle pennellate di colore. Nell’ultima vignetta c’è Lila, nella sua stanza, seduta sul letto. Ha appeso a un chiodo le sorbe e le guarda. Potrei sostare un giorno intero, penso, su quest’immagine.È come se le figure mi lanciassero degli ami a cui si aggrappano le parole dette e le parole non dette. Devo soltanto affidarmi alle figure, penso, trovare un equilibrio tra i pieni e i vuoti, i suoni e il silenzio. Un po’ come in scena, quando affido tutto ai corpi degli attori: al di là dei corpi ogni cosa è spaventosa. I corpi sono le mie Colonne d’Ercole. I pilastri che sostengono il Mondo.
(…) Notifica mail. Nuova serie di tavole. «Il libro». Così si chiama il pdf in allegato. «Il libro» è Piccole donne. Le amiche l’hanno comprato coi soldi di Don Achille, l’orco della loro infanzia. Lo leggono assieme e assieme progettano di scriverne uno tutto loro, per realizzare un sogno di libertà. Le tavole di Mara sono bellissime. Mentre mi incanto a guardare i dettagli, «il libro» del titolo si trasforma: adesso è «la fata blu», il capolavoro (illustrato!) di Lila bambina. L’ha scritto, alla fine, da sola. Io, però, non sono sola, siamo due, e siamo tante. Questa è un’altra cosa potente che sa fare Ferrante, penso, mettere insieme le donne”.

Chiara Lagani, doppiozero.com, 11 gennaio 2022

 

Un telegramma per Maurizio Cattelan

Fèsta 2021
HIM di Fanny&Alexander
21 dicembre 2021, Artificerie Almagià

 

Him

di Marco Cavalcoli

 

Il pezzo è tratto dal libro O/Z Atlante di un viaggio teatrale (Ubulibri, 2010) ed è il commento alla tavola fotografica che si vede nell’immagine. Il libro è una raccolta di saggi di differenti autori costruiti intorno a una serie di lemmi; i lemmi erano scelti da Luigi De Angelis e Chiara Lagani e venivano accompagnati a una tavola immaginale appositamente composta e poi attribuiti agli autori in forma di domanda: cosa significa questo lemma per te? Marco Cavalcoli ricevette la tavola «Him», il suo personaggio nell’omonimo spettacolo di Fanny & Alexander. Il testo che segue è la sua risposta.

 

Mi vergogno ad ammettere che non sono in grado di mantenere le mie promesse. Me la sarei voluta cavare con “Io è un altro”, ma che c’entra?
Quando Dorothy e i suoi amici arrivano per l’ultima volta al cospetto del Mago di Oz si rendono conto che il terribile Oz è un imbroglione che non sa fare magie. Lo accusano, pretendono che dia loro ciò che aveva promesso. “Non parlatemi di queste piccolezze”, risponde Oz, “pensate a me e al guaio terribile in cui io mi trovo. Io sono un attore.” Più specificamente, nello spettacolo di Fanny & Alexander in cui accade tutto questo, sono l’attore che impersona il Mago di Oz.

Il 24 aprile 2008 ho ricevuto una lettera. “Quando, nel 1933, Hitler prese il potere, io non avevo che sei anni e perciò nulla rammento di quel fatto. Però, non so quanto tempo dopo, avendo sentito il nome “Hitler” alla radio ed avendo chiesto ragguagli alla mia maestra, mi sentii rispondere con un tono che m’impressionò: “Ma come, è il Duce del grande Reich”. (…) Poi, lo vidi al cinema e mi colpì soltanto per il viso che mi parve enorme e per i baffetti … Ma, allorché avvenne lo “storico” viaggio di Hitler in Italia (…) fui mandato in un plotone, allora si diceva così, di Balilla, per festeggiare alla stazione di San Ruffillo il “trionfale” passaggio del convoglio che tanto rallentò cosicché lo vedemmo benissimo, serio in viso come tu all’inizio dello spettacolo: ebbene, io sussultai a vedere un’immagine così piccina.”
Qui sotto sono ritratti degli autori e degli attori. Io invece sono quello più in basso, con le fattezze che mi ha dato l’autore, in ginocchio nella sala vuota dal silenzio più terribile di qualunque forma.

Il 24 aprile 2010 Maurizio Cattelan ha ricevuto un telegramma. TI INVITO AGLI SPETTACOLI DI FANNY E ALEXANDER AL TEATRO I DI MILANO (PRENOTAZIONI 02.8323156) IN VIA GAUDENZIO FERRARI 11 DAL 26 AL 29 APRILE ALLE ORE 20,30. TUO, HIM.
In realtà non sono proprio sicuro di essere io in quella fotografia. Non riesco a ricordarmi dove fosse quella sala. Ich weiß nicht, was soll es bedeuten, daß ich so traurig bin. Io sono quel bambino sfuocato in bianco e nero. Qualche grafico in vena di scherzi mi ha disegnato i baffi, come alla Gioconda. Impudente. Lei non sa chi sono io! Peccato, me lo sarei fatto spiegare volentieri.

 

“La Canzone del Giardiniere” in “Sylvie e Bruno” di Lewis Carroll

Fèsta 2021
Sylvie e Bruno di Fanny&Alexander
17-20 dicembre 2021, Artificerie Almagià

 

Sylvie e Bruno è il terzo e ultimo romanzo di Lewis Carroll, il famoso autore delle due Alice, l’unico destinato ad un pubblico adulto. Il grande tema del romanzo è il sogno, l’invisibile, ciò che appare ma di fatto non esiste. C’è una straordinaria malinconica canzone che attraversa tutto il romanzo: la canta un Giardiniere folle, sempre in bilico su una gamba sola. Il Giardiniere è un personaggio chiave nel romanzo. Ogni volta che i due piccoli protagonisti della storia, Sylvie e Bruno, lo incontrano, il Giardiniere aggiunge una strofa alla sua canzone, che ha sempre lo stesso schema: ci illudiamo di vedere qualcosa, guardiamo meglio e ci accorgiamo di esserci sbagliati. La realtà è un oggetto inafferrabile. Alla fine del racconto Sylvie e Bruno incontrano per l’ultima volta il Giardiniere. Sta ancora cantando e i bambini si stupiscono: ma non finisce mai questa canzone? Il Giardiniere canterà l’ultima strofa piangendo. Quella canzone, intricata figura dello stesso romanzo, è anche la storia della sua vita. Qui sotto trovate il testo dell’intero componimento carrolliano e la versione musicale che ne ha fatto Emanuele Wiltsch Barberio per lo spettacolo di Fanny & Alexander. Buon ascolto!

 

La Canzone del Giardiniere

di Lewis Carroll
(traduzione di Chiara Lagani)

Pensò d’aver visto un Elefante
esercitarsi col suo flautino.
Guardò ancora e si accorse che invece
Era una lettera della moglie.
«Finalmente» disse «l’ho capita:
ecco l’amarezza della vita!»

Pensò d’avere visto un Bisonte
nel camino, tra la carbonella.
Guardò ancora e si accorse che invece
era la nipote del marito della sorella:
«Se tu non vai via,
chiamerò subito la Polizia!»

Pensava di aver visto un Serpente
interrogarlo, ma in greco antico.
Guardò di nuovo e si accorse che era
la Metà Settimana seguente.
«La cosa», disse, «che m’addolora
è non poter rispondere ancora!»

Pensava di aver visto un Banchiere
che saltava giù da una corriera.
Guardò di nuovo e si accorse che era
un Ippopotamo:
«Se resta a cena», disse,
«per noialtri basterà appena!»

Pensava d’aver visto un Canguro
armeggiare col macinacaffè.
Guardò ancora ma si accorse che era
solo una Pillola Vegetale:
«In caso mi toccasse ingoiarla,
finirei subito all’ospedale».

Pensò di vedere un tiro a quattro
che si fermava accanto al suo letto.
Guardò ancora ma si accorse che era…
…era un Orso, ma senza la testa.
«Oh povera», disse, «sciocca bestia!
Attende il suo rancio per far festa!»

Pensava di vedere un Albatros
volteggiare attorno ad un fanale.
Guardò ancora e si accorse che era
soltanto un francobollo postale.
«Faresti meglio ad andare», disse:
«Per te la notte umida è letale!»

Pensava di vedere un cancello
che si apriva col suo chiavistello.
Guardò ancora e si accorse che era,
ahimè, la Doppia Regola del Tre.
«Ecco che il mistero si rivela:
ora è chiaro come il giorno per me».

Pensava di vedere la Prova
del fatto che era lui adesso il Papa.
Guardò ancora, ma si accorse che era
una saponetta variegata.
«Tutto ciò mi fa paura», disse,
«ogni speranza è ormai tramontata!»

 

 ASCOLTA He thought he saw an elephant, di Emanuele Wiltsch Barberio: