Tag: gruppo nanou

Musica e danza in dialogo: intervista a OvO e gruppo nanou

FÈSTA / ToDay ToDance
fuori programma

Canto primo: Miasma | Arsura, OvO / gruppo nanou

19-20 maggio 2022, Teatro Rasi

 

In occasione di  Canto Primo: Miasma-Arsura, che ha debuttato in streaming durante la pandemia per l’apertura del festival Transmissions, vi proponiamo l’intervista a Stefania Pedretti e Bruno Dorella (OvO) e a Marco Valerio Amico (gruppo nanou), a cura di Alessandro Fogli.

Fotografia di Elvio Maccheroni

La compagnia gruppo nanou (Rhuena Bracci e Marco Valerio Amico) e la band OvO (Bruno Dorella e Stefania Pedretti) riscrivono i loro due ultimi progetti, l’album Miasma e il lavoro coreografico in divenire Arsura, per scatenare un immaginario personale che si avvale della forza dei linguaggi radicali delle due realtà artistiche. Canto Primo di una collaborazione che qui si manifesta tra suoni e immagini infernali, onirici e dirompenti.

Qual è la genesi della collaborazione gruppo nanou-OvO?
Bruno Dorella: «Io avevo già lavorato con i nanou nello spettacolo We want Miles, in a silent way e poi nel nuovo Paradiso, ma tra i due spettacoli è nata questa collaborazione di cui si fantasticava da anni, la “scusa” buona è stata lo sviluppo del solo di Rhuena, Arsura. La libertà che si può avere con un suo solo è veramente potente, a un certo punto lo abbiamo provato con Miasma, l’ultimo album degli OvO, e funzionava molto bene, anche perché lei ha un modo di lavorare molto personale. L’affinità estetico-poetica con i nanou è risultata impressionante».
Marco Valerio Amico: «L’incontro, da un certo punto di vista, è stato casuale, perché non eravamo sicuri che tutto alla fine coincidesse in maniera così completa, dall’altro invece l’operazione, già iniziata con la presenza di Bruno in Miles – e con l’aver seguito da tempo il lavoro di Bruno e Stefania – grazie al lockdown, dunque al non potersi muovere e avere tempo a disposizione per poter provare delle idee, ha trovato il momento giusto per dirci “proviamo a fare questa cosa insieme”, stimolati anche dalla collaborazione con Ravenna Teatro, di Bronson Produzioni col festival Transmissions Waves che ha ospitato il lavoro nella versione in streaming l’anno scorso e dal supporto di E production».
Stefania Pedretti: «La sfida di Marco Valerio, quello che lo intrigava, era che non componessimo qualcosa appositamente per Arsura ma che utilizzassimo il nostro disco già fatto, cioè le musiche che avremmo eseguito in un nostro concerto. L’intuizione vincente è stata capire che la musica, così com’era, poteva dialogare perfettamente e naturalmente con la danza. Praticamente son quasi due spettacoli che combaciano, che si complementano, due fotografie sovrapposte».

Sembra davvero un incontro destinato.
MVA: «Il moto per coinvolgere proprio gli OvO – oltre alla stima, l’amicizia e la voglia di collaborare che era già nell’aria – è stata la qualità del lavoro di Rhuena, in cerca di quella ruvidezza che il loro suono poteva offrirle, e su cui mi ha trovato subito molto d’accordo. Quella densità di suono, il mischiare i linguaggi artistici, è stato, per me, un ritorno a una visione degli anni novanta in cui i concerti erano performativi, non solo musicali, con una coscienza chiaramente oggi diversa. Il suono così d’impatto degli OvO, che è quasi il contrario rispetto al tema di Arsura –l’arido, il vuoto – è perfetto perchè raggiunge un vuoto attraverso un pieno: una situazione assolutamente densa che si ribalta nel suo opposto. La canzone Miasma, che dà il titolo al loro disco, è il brano che, secondo me, è il punto esatto d’incontro tra OvO e Nanou».
BD: «In particolare Rhuena ha avuto un ruolo cardine nelle scelte, perché è lei che si sarebbe poi mossa sul palco, e tutto è partito appunto dal fatto che una volta ha fatto una prova sul pezzo Miasma e sia lei che Marco Valerio si son resi conto che funzionava molto bene. Da lì è nata l’idea».

Qual è l’aspetto fondamentale che ha permesso un connubio così efficace tra musica e coreografia?
MVA: «Nella musica degli OvO c’è uno spazio, c’è una composizione nel loro suono in cui noi entriamo molto volentieri; nell’impatto dirompente che hanno c’è un varco. Una composizione sapiente e raffinata, ed è proprio lì che il corpo della coreografia si innesta, non per entrare in competizione e neanche per appoggiarvisi, ma per andare a dialogare con quello spazio compositivo che loro lasciano nel lavoro. Questa collaborazione è stata la cosa più divertente del mondo. E poi sì, io mi trovo particolarmente bene con Bruno e Stefania per la precisione e l’esattezza che mettono nelle cose. Siamo riusciti a trovare un bilanciamento (mai un compromesso), nel senso che loro hanno rimesso in discussione la scaletta del disco, hanno messo in discussione proprio anche i passaggi tra un brano e l’altro, data la nostra richiesta di una compattezza del suono più da colonna sonora che da concerto (con gli stop, gli applausi…). E trovando quell’equilibrio per cui, anche da un punto di vista visivo, tanto il corpo emerge quanto sparisce per fare emergere il suono e la performance musicale».
SP: «In effetti abbiamo cambiato il live set a seguito dello spettacolo, che ci ha dato alcuni spunti per cambiare la scaletta. Ci siamo resi conto che l’ordine dei brani utilizzato per Canto Primo rendeva più fluido anche il concerto, scostandolo dalla dinamica di un nostro live tipico, in cui tendiamo a partire molto forte».
BD: «Marco Valerio poi partiva da un punto di vista di connessione tra i pezzi, perché nell’ottica di nanou l’aspetto musicale deve essere un flusso unico, dall’inizio alla fine, mentre noi, da gruppo rock che suona su un palco, avevamo sempre avuto l’esigenza che ci fossero dei picchi e dei bassi, che un pezzo finisse, anche di botto. È la dinamica live. L’aver impostato il lavoro come una colonna sonora ci ha dato nuove visioni della dimensione live».

Fotografia di Elvio Maccheroni

La versione finalmente in presenza di Canto Primo al Rasi risulterà molto diversa da quella in streaming?
SP: «Credo che vivere Canto Primo dal vivo sarà molto diverso per lo spettatore, perché le immagini della versione streaming quasi sempre si concentrano su una o l’altra delle tre figure che sono sul palco, quando invece tutte e tre stanno facendo qualcosa contemporaneamente. Inoltre il montaggio delle immagini ha dovuto calibrare la lentezza della danza con la musica rock. Poi tante parti in cui Rhuena danza nell’abside del Rasi per forza di cose non sono rese al meglio nelle immagini video, non si percepisce la profondità di quel luogo incredibile, anche perché dal vivo Rhuena nell’abside apparirà come un fantasma, un’essenza, aspetto molto difficile da restituire in video. Poi le luci: per quanto si sia provato a rimanere il più possibile fedeli agli effetti luminosi, la telecamera certi tipi di sfumature e intensità proprio non riesce a captarle a pieno, mentre dal vivo si vedrà esattamente cosa è stato creato a livello cromatico, sia per la parte musicale che per quella coreografica, visto tra l’altro che la questione luci e colori è una di quelle su cui Marco Valerio sta lavorando con più attenzione».
MVA: «Quello che sicuramente dal vivo è assicurato è che le vibrazioni, sia sonore che corporee – o comunque percettive anche della luce e delle immagini – arrivano davvero dappertutto, cosa che chiaramente un monitor non può offrire. Lo streaming però ci ha permesso di poter fare una riflessione su quello che oggi può essere un prodotto digitale, o comunque online, e quindi cercare di capire cosa significhi, linguisticamente, misurarsi con quell’oggetto, sapendo che la musica si è già sdoganata in tv, per quanto ne so io almeno dagli anni ’80. Adesso si possono fare altri ragionamenti, e li faremo sicuramente».
BD: «La visione live cambia tantissimo la fruizione dello spettacolo rispetto al video. Dal punto di vista coreografico i nanou lavorano moltissimo sull’assenza, quindi i momenti in cui Rhuena non c’è o non si vede o è in penombra o se ne vede soltanto un pezzettino perché è stesa in terra, hanno la stessa valenza poetica di quelli in cui fa le sue incredibili acrobazie, quindi, ovviamente, avere una visione d’insieme per tutto il tempo dà totalmente un altro sapore allo spettacolo. E anche dal punto di vista dell’impatto sonoro sarà tutta un’altra cosa, perché per quanto noi si sia fatto il lavoro al meglio possibile per lo streaming, non sarà mai la stessa cosa quando ti ritrovi lì sotto le casse. Soprattutto per un gruppo come gli OvO, per il quale la potenza gioca un ruolo importante, esserci in presenza, per il pubblico, sarà molto diverso. Posso immaginare che anche l’azione di Rhuena cambierà rispetto a questi parametri, perché comunque è un solo, c’è una parte scritta e una improvvisata, non fatico a immaginare che la condizione live cambierà anche la scrittura dei suoi movimenti. Dal vivo poi, dove rispetto allo streaming facciamo un paio di pezzi all’inizio da soli, prima dell’ingresso di Rhuena, si percepirà bene l’idea del misto tra concerto e danza».

Torniamo un attimo sulla questione cromatica.
MVA: «I colori che noi usiamo nella riproduzione video vengono sempre falsati per la loro natura di quasi irriproducibilità digitale, quindi dal vivo si avrà un colore molto più vibrante. Lo spazio del Rasi è il luogo in cui il lavoro è nato, per cui il 19 e 20 maggio sarà “a casa”, ed è uno spazio perfetto, tanto che con Alessandro Argnani (direttore di Ravenna Teatro), ridendo, dicevamo che dovremmo portare l’abside in tournée».

Marco Valerio, gruppo nanou si era mai confrontato prima con suoni simili a quelli degli OvO?
«Proprio col noise-metal non avevamo avuto esperienze, qualcosa con dei pezzi di Trent Reznor ma non credo si possano paragonare agli OvO. Quello che è stato veramente l’incontro, al di là della pasta sonora che loro propongono, è la capacità compositiva, su cui Rhuena si è ben misurata, si è trovata a suo agio. Noi non crediamo molto nei generi, nelle etichette, se una cosa è fatta bene può essere fatta in qualsiasi modo, quindi non c’è mai stato per noi un tabù nei confronti di un suono rispetto a un altro, e per questo progetto, che comunque si inseriva nell’atmosfera dell’anno dantesco e nella vera e propria infernalità di quel momento, il suono degli OvO era sicuramente il più adatto. Il lockdown ci ha permesso di guardarci attorno e di cogliere l’occasione dietro casa».

Gli OvO sono sempre stati una band di forte impatto anche fisico sul palco, probabilmente anche questo è un elemento importante per la dimensione live di Canto Primo.
BD: «Le presenze di Stefania e mia sul palco sono abbastanza forti, non sono neutre, e infatti Rhuena, praticamente, si trova a confrontarsi con un palco molto più complesso di quello che sembra. C’è un fondale molto semplice ma intenso, le luci sono parte integrante della narrazione, e hai comunque le nostre due presenze che sono elementi piuttosto precisi e forti. Non stiamo semplicemente suonando».

Il titolo Canto Primo lascia intravedere altre collaborazioni tra OvO e nanou?
MVA: «Fatto il primo, bisognerà fare qualcos’altro! Ne abbiamo già parlato con Bruno e Stefania e c’è il desiderio di proseguire, smarcandoci anche dalla tematica infernale o dai canti danteschi, non è quello il punto. C’è sicuramente un’intesa. Con Bruno stiamo collaborando sul nostro Paradiso. Sicuramente c’è una direzione che ci accomuna e che ci fa ritrovare insieme su più fronti e più progetti. Diciamo che ci auguriamo di andare avanti per continuare a indagare questo ibrido tra performance-danza, performance musicale e performance coreografica. È un territorio che ci sta dando grandi soddisfazioni».

Intervista a cura di Alessandro Fogli

 

 

“Lo strano concorso del cane a teatro”

Ravenna Teatro indice un concorso per tutte le classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Ravenna, legato allo spettacolo del Teatro dell’Elfo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, in scena al Teatro Alighieri dal 10 al 13 marzo ne La Stagione dei Teatri. L’iniziativa si concluderà sabato 30 aprile 2022, in palio biglietti per la prossima Stagione e libri.

Fotografia di Laila Pozzo

Siete una classe con la passione per la lettura? Vi piace risolvere misteri, ma vi appassionano anche i libri che aiutano a crescere, a riflettere? Vi interessa scoprire come si trasforma un romanzo di fama mondiale in uno spettacolo teatrale di altrettanto successo? E vi piacerebbe fare tutte le domande che vi saltano in mente a chi recita su un palcoscenico?
Se avete risposto “sì” ad almeno tre di queste domande, questo è il concorso che fa per voi!

Per partecipare la classe deve:

  • leggere il romanzo di Mark Haddon Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
  • assistere allo spettacolo in scena al Teatro Alighieri dal 10 al 13 marzo
  • partecipare all’incontro con la compagnia di sabato 12 marzo ore 18.00 presso la Sala Corelli del Teatro Alighieri
  • svolgere un lavoro collettivo che segua questa traccia:
    Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si cura mai di osservare, scrive il protagonista Christopher, citando lo scrittore Arthur Conan Doyle.
    Quali aspetti dello spettacolo vi hanno colpito ed emozionato di più, anche rispetto alla lettura del romanzo? C’è qualcosa in particolare nella storia di Christopher che vi ha fatto riflettere, qualche cosa che avete sempre dato per scontato (il rapporto con i genitori, con gli amici, con le vostre passioni…) e che invece vi ha fatto fermare a ragionare?”

 

Scatenate la vostra creatività e sviluppate le tematiche de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte che più vi hanno coinvolto. Potete scrivere un testo di massimo 6000 battute oppure registrare un video o un audio (massimo 3 minuti). Unica regola: tanta passione, energia e spirito di squadra!
Una giuria di esperti valuterà i lavori ricevuti e assegnerà un premio al migliore elaborato.
Premi in palio: biglietti per la prossima Stagione e libri

Per iscrivervi inviate una mail all’indirizzo promozione@ravennateatro.com indicando nome della classe partecipante, l’istituto di cui fa parte, il numero di studenti, nome e recapito/indirizzo mail dell’insegnante di riferimento.
Vi verrà successivamente chiesto a quale replica dello spettacolo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte vorrete assistere, e riceverete le informazioni sulle modalità di ritiro dei biglietti.
La possibilità di iscrizione al concorso termina sabato 13 marzo alle ore 14.00. La consegna degli elaborati è invece possibile fino a sabato 9 aprile.
I vincitori saranno proclamati sabato 30 aprile alla Sala Corelli del Teatro Alighieri.

Vi aspettiamo!

 

Ecco i vincitori!

Sono gli studenti e le studentesse della 3ªE del Liceo Scientifico “A. Oriani” e due studentesse della 2BSU del Liceo Classico “D. Alighieri” i vincitori e le vincitrici del concorso promosso da Ravenna Teatro legato allo spettacolo del Teatro dell’Elfo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, andato in scena a marzo al Teatro Alighieri

Gli studenti e le studentesse della 3ªE del Liceo Scientifico “A. Oriani” e le studentesse Sofia Ricci e Sabrina Makhlouf della classe 2ªBSU del Liceo Classico “D. Alighieri”, hanno vinto il concorso indetto da Ravenna Teatro legato allo spettacolo del Teatro dell’Elfo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, andato in scena all’Alighieri dal 10 al 13 marzo nell’ambito de La Stagione dei Teatri. Ad aggiudicarsi il primo premio è stata dunque l’intera classe 3ªE (composta da Federica Angelini, Camilla Baldini, Enrico Bonetti, Valentina Bucchi, Francesco Campese, Emma Carli, Alessandro Carozzo, Giorgia Castellani, Sara De Leo, Francesco Emiliani, Simone Fornasari, Sasha Gambi, Martino Gardini, Alice Gasperoni, Camilla Maren Ivaldi, Sofia Magnano, Giulia Maruccia, Luca Montalti, Ginevra Montanari, Chiara Penso, Sofia Tanzi, Andrea Zannini) coordinata dalla professoressa Eliana Tazzari, mentre al secondo posto, a pari merito, si sono classificate le due studentesse della classe del Liceo Classico coordinata dalle professoresse Anna Fasano e Daniela Mandrioli.

Queste le motivazioni alla base della consegna dei premi agli alunni e alle alunne della 3ªE del Liceo scientifico: “Per il grande lavoro di squadra svolto dall’intera classe, un video che, coerentemente alla consegna data, racconta attraverso immagini e parole di come gli adolescenti siano attenti alle cose del mondo che spesso gli adulti danno per scontate; una lettera aperta al personaggio di Christopher che riflette (e fa riflettere) sulla bellezza dei dettagli”.

I ragazzi della 3ªE Liceo Scientifico “A. Oriani”, insieme alla prof.ssa Eliana Tazzari e alla dirigente scolastica Aurea Valentini, al Teatro Rasi prima dello spettacolo Canto Primo.
Al centro, accovacciato, Marco Valerio Amico, coreografo di gruppo nanou.

 

Per quanto riguarda le seconde classificate della 2ªBSU del Classico, la giuria ha inteso conferire il premio “per l’impegno nel dare colore e forma a un testo scritto attraverso l’utilizzo di immagini e di differenti caratteri tipografici. Due lavori che indagano tematiche importanti come la fugacità del tempo e lo spettro autistico visto in quanto pura caratteristica della persona, andando al di là del punto di vista medico”.

Sofia Ricci (a sinistra) e Sabrina Makhlouf (a destra) premiate da Maria Chiara Parmiani (Ravenna Teatro) davanti al Liceo Classico “D. Alighieri”

 

A tutti i ragazzi e le ragazze della 3ªE sono stati consegnati i biglietti di Canto Primo: MIASMA – ARSURA, spettacolo di OvO / gruppo nanou (in collaborazione con il Festival Transmissions) in programma il 19 e 20 maggio al Teatro Rasi, mentre alle seconde classificatesono state consegnate duplici copie dei volumi di Marco Martinelli Aristofane a Scampia (Ponte alle Grazie), Farsi Luogo (Cuepress editore) e di L’abbaglio del tempo, scritto da Ermanna Montanari (La nave di Teseo).

Di seguito trovate il video vincitore del concorso, realizzato dalla classe 3ª E del Liceo Scientifico “A. Oriani”